martedì 15 marzo 2016

Impossible Nature - Alex Urso

Alex Urso definisce i suoi lavori “teatrini”, io preferisco chiamarli diorami.
Il diorama, che significa: veduta, fu inventato da L.J.M. Daguerre e C.M. Bouton nel 1822 per ottenere effetti tridimensionali nella rappresentazione di luoghi, persone e oggetti; era costituito da stratificazioni di tele trasparenti dipinte che, con una particolare illuminazione, davano all’osservatore l’idea di realtà. Oggi viene considerato un diorama, per esempio, la vetrina del museo che rappresenta un ambiente naturale, dove vi sono collocate elementi artificiali e reali appartenenti al regno vegetale o al regno animale.
Gli aspetti essenziali del diorama: idea di veduta prospettica, di raffigurazione tridimensionale del reale, la ricerca dell’equilibrio estetico, la minuzia con cui sono realizzati, la magia che emanano e la fascinazione che ti attrae verso di loro; mi riportano alle opere di Alex Urso.
Le opere che compongono la serie Impossible Nature (2014- 2015), omaggio a Joseph Cornell - pioniere dell'assemblaggio ed esponente di riferimento del surrealismo americano - sono dei magneti magici che conducono in un universo sofisticato, pulsante di bellezza e pieno di concetto.
Questa dualità concordante mi porta a pensare che la poetica di Urso sia un ritorno all’idea - quasi rinascimentale - di un’arte capace sia di piacevolezza visiva, sia di essere portatrice di “alte” riflessioni.
Alex Urso assembla “cianfrusaglie apparentemente prive di valore” che recupera dal mondo, e le integra dentro l’opera ideando nuove narrazioni; visioni dal forte equilibrio formale capaci d’infondere un senso di quarta dimensione. Sono panorami affascinanti che contengono al loro interno una stratificazione articolata di senso, delle matrioske concettuali che offrono infinite riflessioni, e chi le osserva può decidere in che modo spingersi nella loro trama.
Gli oggetto nelle sue opere non vanno etichettati come ready made: con Duchamp, Urso, non ha in comune il senso e l’utilizzo dell’oggetto; semmai, ciò che l’accomuna all’ artista francese, è l’ironica dissacrazione della storia dell’arte, la smodata precisione, l’ossessione estetica per le forme e per l’equilibro.
A differenza del ready made duchampiano, l’oggetto nella poetica di Urso, non si definisce in una nuova veste estetica e concettuale; l’oggetto è sempre riconducibile al mondo e conserva la sua identità e la sua pienezza formale. Le lattine, le fotografie, gli arbusti, le scatole di fiammiferi, le semenze, i fiori artificiali… rimangono tali, non vengono utilizzati come altro da sé. I frammenti del mondo che popolano i lavori, sono elementi autonomi che, costudendo la loro identità, decidono di adattarsi ad un contesto diverso… l’opera. Urso non compie un intervento di sottrazione dal reale e di definizione altra dell’oggetto, vi scrive attorno nuove narrazioni.
Le opere della serie “Impossible Nature” riaprono la questione del legame tra l’essere umano e la Natura.
Il contatto tra l’uomo e la natura è il filo d’Arianna che percorre la filogenesi dell’essere umano e la storia dell’arte. La visione della Natura, il confrontarsi con essa, il bisogno di possederla e l’ossessione di rappresentarla è insito in ogni artista, in ogni epoca; a prescindere dalle considerazioni e le soluzioni stilistiche che egli trae.
Le forme naturali sono ammalianti, seducenti per la loro perfezione armonica ma irraggiungibili, rimangono a distanza: sono dei miraggi. L’artista affascinato da loro tenta di ritrarle e di possederle ma ciò che è ottiene solo un’imitazione della Natura. Crea una Natura emulata, che il più delle volte sfocia in un ornamento.
Le scatole zuccherine di Alex Urso, in un primo momento ci incantano e sembrano condurci in mondo magico di candore e bellezza, ma in realtà svelano che l’arte non è altro che una bolla di sapone in cui forme e colori riecheggiano il reale, una bolla che scoppia di fronte alla presunzione di autenticità del reale raffigurato e che, come la Natura che rappresenta, è vana.
La Natura surrogata e ornamentale che viene generata dall’ Arte e il lato fittizio di questa è il motivo conduttore degli assemblaggi “Impossible Nature”, realizzati negli ultimi due anni a Varsavia ed esposti, per la prima volta in Italia, allo Spazio Meme.
L’opera, per esempio, dal titolo emblematico: “Non toccare desiderio” (2015) rappresenta tre volatili dai colori accattivanti che giocano e mangiano delle semenze in un nido artificiale.
Urso ha ritagliato da un libro antico di storia naturale, tre uccelli che nel corso della storia umana hanno perso la loro identità di animali e sono diventati oggetti ornamentali e li ha disposti in modo armonioso nello spazio di un box creando dei finti piani prospettici quadridimensionali, ha ricoperto il nido con una carta da parati ornamentale che raffigura rami fioriti, poi ha inserito della semenza vera dai toni che richiamano le ali dei volatili. In questo modo, l’artista sottolinea ed enfatizza gli elementi che compongono l’opera, per riproporre, appunto, una visione di Natura artefatta.
Un altro esempio calzante è l’opera dal titolo “Ziervogel #2” (2015): espressione del cortocircuito tra Arte e Natura.
L’opera rappresenta un nido dove un collage di un uccello è riposto su un’altalena di legno e ferro; ai piedi dell’animale vi sono di bastoncini di semi per uccelli, alle sue spalle un paesaggio bucolico dove spicca un arcobaleno. Tutti gli elementi reali e artificiali che compongono il lavoro, dialogano in una perfetta sinfonia visiva… i colori si richiamano tra loro e le forme s’intersecano in maniera impeccabile. Questo tripudio per gli occhi è un chiaro manifesto della velleità dell’arte.
Il paesaggio che Urso colloca dietro le spalle del volatile è una citazione: è l’opera “Paesaggio con arcobaleno” (1824) del pittore austro-tedesco Joseph Anton Koch. Il riportare il paesaggio di una artista storicizzato come scenario della propria opera, rafforza e amplifica il concetto che da sempre per l’Arte, la Natura è inarrivabile. In questo frangente, la scelta da parte di Urso dell’opera di Koch, dall’ atmosfera idilliaca, che a tratti sfocia nel kitsch, sottolinea con una spiccata ironia e padronanza di linguaggio, il carattere decorativo della Natura.

12 marzo 2016

Impossible Nature-Spazio Meme, Carpi, marzo 2016

Impossible Nature-Spazio Meme, Carpi, marzo 2016

Impossible Nature-Spazio Meme, Carpi, marzo 2016

Impossible Nature-Spazio Meme, Carpi, marzo 2016

 

Impossible Nature-Spazio Meme, Carpi, marzo 2016


Impossible Nature-Spazio Meme, Carpi, marzo 2016




Impossible Nature-Spazio Meme, Carpi, marzo 2016


Impossible Nature-Spazio Meme, Carpi, marzo 2016



Impossible Nature-Spazio Meme, Carpi, marzo 2016


Impossible Nature-Spazio Meme, Carpi, marzo 2016


Impossible Nature-Spazio Meme, Carpi, marzo 2016




Alex Urso: (n. 1987) lavora prevalentemente con la tecnica del collage e dell'assemblaggio. Laureato in Lettere e Filosofia presso l'Università degli Studi di Macerata. Diplomato in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera. Ha partecipato a mostre personali e collettive in gallerie e spazi pubblici tra Italia e Polonia. Attualmente vive e lavora a Varsavia, dove porta avanti la sua attività di artista e curatore indipendente, scrivendo di arte e cultura contemporanea per riviste di settore.