sabato 15 febbraio 2014

Alessandro Baronciani, "Bianco e nero e un colore".

“… Guardare l’oggetto e immaginare e costruirlo dove non lo vediamo è la costante nel lavoro del disegno, penso. Guardare una cosa molte volte vuol dire anche viverla, non si riesce a disegnare una cosa che non si conosce, in questo un buon disegnatore è una persona che si ricorda molti oggetti. In più un fumettista deve trovare modi per identificare degli stati d’animo per poterli disegnare. Non bastano soltanto delle espressioni sul viso per capire la tristezza di un personaggio, alle volte puoi usare anche tutto un paesaggio. Qui poi sta alla sensibilità del disegnatore individuare meglio un sentimento in un scena o in un’azione …” A.B.
Alessandro Baronciani:
È poliedrico: si destreggia in ogni campo, pubblicitario, musicale, editoriale.
È polimaterico: ricorre a qualsiasi supporto, foglio, tessuto, tela, legno, muro, vinile.
È popolare: si potrebbe definire la Pop star del fumetto italiano indipendente.
È immediato: arriva a tutti.
Da quando ha iniziato la sua avventura editoriale disegnando e spedendo per posta storie a fumetti alle persone che si abbonavano, il suo stile si è fatto via via sempre più raffinato.
Un minimalismo di matrice grafica, fatto solitamente di bianchi e neri intensi, e quando compare il colore, di campiture piatte, di linee nette e sintetiche, di tagli cinematografici. Il suo disegno è capace di sintetizzare le suggestioni di Magnus e Raymond Pettibon, dei fratelli Hernandez e dei manga giapponesi, in particolare gli shōjo.
L’universo disegnato di Baronciani è popolato da corpi e volti efebici; eleganti ritratti femminili e maschili, cristallizzati in un’eterna giovinezza che appaiono freschi e immediati, a volte circondati da sfondi, carichi di riferimenti simbolici.
I suoi personaggi sono protagonisti di storie che parlano d’amore, sentimenti, paure nascoste, e poiché ri-prese dalla vita di tutti i giorni piene di rimandi musicali, cinematografici e letterari.
Un esempio su tutti Le ragazze nello studio di Munari, un fumetto definito dall’autore “un metodo, una specie di manuale per ragazzi alle prese con ragazze”; una vicenda dall’intreccio narrativo rarefatto attraverso la quale Baronciani compie un vero tributo a Bruno Munari, realizzando un “libro oggetto”.
I disegni e le serigrafie esposti al Meme sono una serie d’istantanee dell’universo dell’artista, possiamo goderne semplicemente apprezzandone l’espressività e la pulizia del segno oppure cercare di scoprirne le tante storie nascoste, ricomponendo i frammenti narrativi di un racconto per immagini.
[Filippo Bergonzini e Francesca Pergreffi, Dicembre 2011]