sabato 15 febbraio 2014

Veronica Azzinari, "Passaggi".

PASSAGGI
“Un mio disegno non pesa mai più della carta che lo ospita”, con queste parole Veronica Azzinari racchiude tutta la sua poetica.
L’artista, nel nuovo ciclo di lavori calcografici, ci mostra il suo paradosso costante: la rudità del tratto e l’evanescenza spaziale e temporale dell’atmosfera.
L’Azzinari genera mondi abitati da figure iconiche, scarne e taglienti a tratti rupestri, che rimandano a simbologie interiori collocate in una sospensione temporale e spaziale, metafisica.
Un universo aereo spezzato senza una continuità narrativa; piccoli frammenti di epifania che sfiorano la sacralità senza avere mai la pretesa di raggiungere la religione. Si compiono PASSAGGI.
Passaggi tecnici: la stampa dalle matrici di rame, quindi l’urto della punta d’acciaio che incide l’altro metallo e, dopo lo scontro, rimane sulla carta l’immaginario surreale ed effimero dell’artista.
Passaggi interiori: “Passaggi sta ad indicare l’attraversamento del mio mondo onirico da parte di personaggi che non creano storie ma illuminano solo piccole zone di un inconscio profondamente collegato a epoche lontane e alla sacralità del corpo umano e del suo significato simbolico. Sono passaggi di angeli messaggeri che portano con sé codici che non ho mai voluto decifrare”, dice Azzinari.
Passaggi mediatici: suono-musica, acciaio-carta, immagine-visione.
Dopo aver compiuto un passaggio visivo sulle opere dell’artista rimane l’interrogativo: un disegno non pesa mai più della carta che lo ospita?
Francesca Pergreffi