sabato 15 febbraio 2014

Ester Grossi, "Jack in the box".

Jack in the box
Si gira la manovella, il motivo suona e alla sua fine il coperchio si alza…
Ed ecco che ironicamente l’universo di Ester Grossi ci fa l’occhiolino.
È un mondo che è saldamente ancorato sia all’emisfero del reale e sia a quello del surreale, non a caso, l’aria che vi si respira ha la fragranza del Realismo Magico.
Gli abitanti che lo vivono si manifestano a noi in maniera dirompente e austera incutendoci quasi timore, ma, al contempo, avvertiamo una vibrazione calda e ammaliante che fa sì che la soglia sia varcata a tutti gli effetti, loro ci tendono la mano e noi ci facciamo condurre curiosi e attenti perché nulla è effettivamente svelato.
È un pianeta composto di linee nette ed essenziali, da pennellate definite e rigorose, da campiture compatte e omogenee intervallate qua e là da piccole sorprese d’inserti di tulle o di pizzo, di motiviwallpapers, di toni elettrici e di tagli ovali.
Elementi per noi rassicuranti poiché, anche se di primo acchito a volte possono destabilizzarci, sono riconducibili al reale e quindi mitigatori del surreale.
Non resta che aprire il coperchio…
Buon Jack in the box
[Francesca Pergreffi, Ottobre 2010]