sabato 15 febbraio 2014

Arrington De Dyoniso

Arrington De Dionyso ci propone una carnevalata d’immagini in cui regna il soprannaturale, sono immagini che fuoriescono dallo sfondo bianco con prepotenza e leggerezza, brutalità ed eleganza, infondendoci di misticismo; il tratto sottile e il colore evanescente ci mostrano per contrasto scene sanguinarie, corpi deformi e rituali misteriosi emanando una bizzarra e inquietante atmosfera di grazia e armonia. Le anatomie stridenti bagnate da macchie fluttuanti d’acquerello definiscono uno stile che richiama le sonorità allo stesso tempo sporche e ossessive, melodiche e liriche che Arrington da sempre sperimenta nei suoi progetti musicali.Attraverso una violenta e dirompente vivisezione mistica, Arrington, compie una ricerca sull’esistente abbracciandone ogni aspetto semi-nascosto: l’eros, le relazioni, il desiderio di fuga, la solitudine, l’aggressività, la mostruosità del contemporaneo. Nulla è lasciato al caso, non dobbiamo farci fuorviare da queste apparizioni istantanee e improvvisate, tutto è ben orchestrato e ha un punto di partenza: l’essenza, e un punto d’arrivo: l’esistenza.
Arrington De Dionyso come Arianna tesse il suo filo per allargare il concetto di reale. Un filo che ha come capo la simbologia Azteca, poi s’intreccia con le danze matissiane, strizza l’occhio al diario di Frida Khalo e giunge alla contemporaneità.
È un filo autobiografico, con una forte matrice taumaturgica, ci viene coraggiosamente e generosamente offerto, spetta a noi seguirlo!
[Francesca Pergreffi e Filippo Bergonzini, Aprile 2011]