sabato 15 febbraio 2014

Paolo Parisi, "Back to Soul".

La mostra racchiude una cinquantina di ritratti, eseguiti a pennello secco, delle grandi Signore della storia della musica blues e jazz.
Una galleria cronologica che va dalle icone sacre come Billie Holiday e Nina Simone fino alle voci meno note della storia del blues femminile, attraversando decadi e generi diversi dal blues del delta, al gospel, fino al soul degli anni sessanta e alle contaminazioni con il jazz passando per lo swing e le big band. Un tributo realizzato da un vero appassionato della materia che prende in considerazione non solo voci leggendarie, ma anche grandi strumentiste e compositrici come Lil Hardin Armstrong e Mary Lou Williams.
Son illustrazioni che in maniera incisiva ed essenziale arrivano al cuore dei soggetti ritratti. Parisi, non divaga su dettagli inutili, ma si concentra sull’essenziale, ogni cosa è funzionale e necessaria, non c’è un di più, regna il perfetto equilibrio della composizione e delle linee.
Son tratti nudi che a volte pur concedendosi qualche ombreggiatura, vogliono riprodurre donne nella loro essenza, senza fronzoli e orpelli.
Lo sguardo dell’artista non ha mediazioni, arriva al nucleo e propone una visione che è ben lontana da un gesto d’ adulazione e da uno sguardo lezioso nei confronti dei suoi soggetti.
In una “piccola” illustrazione riusciamo a cogliere, o per lo meno ci piace pensarlo, tutta la personalità e la storia che si cela dietro a quel corpo-volto anche quando è descritto in maniera molto sintetica.
È un atto d’amore da parte di Parisi verso queste donne e artiste; cogliendole con sguardo apparentemente severo che non concede nulla, fa riaffiorare la loro l’eleganza, la loro vibrazione, la loro fierezza, la loro energia, il loro soul.
Una serie di “istantanee” al tratto che bloccano le eroine del blues in pose elaborate e mai banali, ritratte nel bel mezzo d’intense performance vocali e strumentali, ma anche in atteggiamenti più rilassati e colloquiali, primi piani su volti dall’intensità magnetica.
L’essenzialità del segno nero fluido e corposo di Paolo non ha però nulla a che vedere con il minimalismo, al contrario, convive tranquillamente con la capacità di descrivere il particolare tanto che, quando posiamo lo sguardo sulle linee apparentemente scarne con cui sono tratteggiati strumenti musicali, scorci di sale d’incisione e di palcoscenici, vestiti ora vistosi, ora castigati, ci viene svelata la vivacità e la complessità di questi personaggi e del mondo a cui appartenevano.
Questa mostra è un altro omaggio dell’artista a quello che più lo appassiona: “Il jazz, la black music e in generale la cultura afroamericana”; già l’aveva dimostrato con il libro “Coltrane” e i lavori realizzati per la Soul Jazz Record.
Il blues così come il jazz sono linguaggi che hanno molto da spartire con il fumetto, erano e sono generi popolari che hanno sviluppato codici espressivi raffinati e complessi; espressioni artistiche nate oltreoceano alla fine dell’Ottocento la cui natura ibrida a metà strada fra arte pura e genere di intrattenimento ne rende spesso difficile la collocazione.
Nei disegni di Paolo Parisi questo legame sembra trovare un’ ulteriore conferma.
[Francesca Pergreffi e Filippo Bergonzini, Aprile 2012]